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I Sei di Torino - giugno 2009

Mostre nazionali > Torino - Villa Gualino 2009-2011


ITALIA ARTE E I SEI DI TORINO

L’arte nuova del ‘900


I Sei di Torino ritornano a Villa Gualino. Mostra pittorica di grande interesse artistico e storico a Torino: saranno esposte opere del gruppo di sei artisti cresciuti sull’humus culturale della Torino degli anni Venti. Nel 1928 questi artisti formarono una compagine che si autodefinì, per idea di Edoardo Persico, loro teorico, “Il Gruppo dei Sei” e furono in seguito sempre denominati “Sei di Torino”. “I Sei di Torino” sono Enrico Paulucci, Francesco Menzio, Carlo Levi, Gigi Chessa, Jessie Boswell e Nicola Galante. Questi artisti, nel periodo a cavallo del 1930, hanno dato vita ad un movimento pittorico-culturale di carattere internazionale, europeista, anticonformista e di tali autori la mostra presenta una serie selezionata di circa 20 opere, tra oli, gouaches, acquerelli, pastelli, disegni, grafica, con un omaggio particolare all’amatissimo Enrico Paulucci, forse il più noto del gruppo.
La mostra si terrà a Villa Gualino dal 4 al 28 giugno 2009 ed è promossa dall’ “Associazione Culturale Galleria Folco” e dalla rivista “Italia Arte”, fondata e diretta da Guido Folco, ideatore del progetto “CULTURA A 5 STELLE”. Tale progetto nasce dalla collaborazione con il Consorzio Villa Gualino s.c.a r.l., la società che gestisce l’intero complesso del Centro Congressi Villa Gualino, e prevede una serie di mostre d’arte dedicate ai Maestri del Novecento italiano ed internazionale e ad autori contemporanei già affermati o emergenti.
L’allestimento della mostra proprio a Villa Gualino riveste aspetti emblematici e carichi di significati ed emozioni, se ripercorriamo la storia dei “Sei” e della Torino del primo dopoguerra, e non a caso la mostra è denominata “I SEI DI TORINO RITORNANO A VILLA GUALINO. L’ARTE NUOVA DEL ‘900”: c’è un filo non solo ideale che unisce “ I Sei” a Riccardo Gualino, l’industriale, finanziere e mecenate biellese che nel ’29 aveva voluto far costruire questa Villa sulla collina torinese per farne, oltre che la sua abitazione, un luogo dedicato alla cultura, con tanto di biblioteca, teatro e pinacoteca d’arte contemporanea. Il filo e la trama: questi artisti possono essere inseriti in quel contesto politico-culturale che ha visto Torino vivere una straordinaria stagione di fervore intellettuale a tutto campo. Basti pensare alle riviste culturali fondate in quel periodo, alla casa editrice Einaudi, al liceo D’Azeglio ed ai suoi ‘allievi’ Pavese, Ginzburg, Mila, Foa, Bobbio, ma anche a Ernesto Rossi, a Gobetti, a Rosselli, a Gramsci, e nell’arte a Felice Casorati. Tutti questi intellettuali costituivano un gruppo caratterizzato da reciproche ed assidue frequentazioni, da amicizie personali e soprattutto dall’antifascismo. Carlo Levi, uno dei Sei, affermatosi poi come scrittore con “Cristo si è fermato ad Eboli”, collaborò con Gobetti alla rivista “La rivoluzione liberale” e con Nello Rosselli diresse “Lotta Politica”, un giornale clandestino; nella pittura, invece, suo primo ispiratore, oltre che grande amico, fu Felice Casorati, che può essere considerato come il centro di gravità attorno a cui ruotavano i fermenti artistici dell’epoca. Altro amico di Casorati fu Edoardo Persico, considerato il teorico del gruppo dei Sei, anch’egli influenzato dal pensiero di Gobetti e di Gramsci; Persico, avvocato napoletano trasferitosi a Torino, amante della cultura umanista e dell’arte, vi aveva qui conosciuto Lionello Venturi, straordinaria personalità e grande storico dell’arte nonché pittore allievo di Casorati, e proprio da questo incontro nacque la sua passione per la pittura ed il suo impegno che lo porterà alla “fondazione” del Gruppo dei Sei. Una curiosità che pochi conoscono:?fu l’artista Giulio da Milano il primo ad ideare il Gruppo, per poi allontanersene, stizzito, dall’entrata di una donna-pittrice: Jessie Boswell..., ai tempi anche governante dei figli di Riccardo Gualino. Al nome di Casorati si lega anche l’eccentrica personalità di Riccardo Gualino, per il quale Casorati, oltre ad esserne amico personale, fu il fulcro della sua passione artistica e del suo mecenatismo, tant’è che la futura pinacoteca avrebbe dovuto ospitare permanentemente le sue opere ed avrebbe probabilmente ospitato anche quelle dei “Sei”. I Sei, come gruppo, a partire dal 1931 iniziano un processo di lenta dispersione. Nel 1931 Riccardo Gualino, antifascista, venne inviato al confino e svanisce così, con il suo conseguente declino economico, anche il sogno della sua Villa-Museo con le opere di Casorati e forse dei “Sei”. Ecco perché ora “ritornano”, come se l’idea di quel progetto si fosse idealmente compiuta grazie all’iniziativa di “Italia Arte” e all’entusiasmo dei vertici di Villa Gualino, con il Presidente, Dottor Luciano Pianelli, l’Amministratore Delegato, Dottoressa Silvana Sanlorenzo e il Direttore, Dottor Claudio Gilli. Artisticamente, i Sei guardano alla Parigi d’inizio secolo, a Montmartre, alle innovative correnti che allora si stavano affermando. Traggono ispirazione da Manet, Matisse, Braque, Dufy, Modigliani, dai “Fauves” francesi, ma anche dagli espressionisti tedeschi. Il loro intento non è tanto quello di ripercorrerne le orme artistiche o di imitarli, quanto quello di raccoglierne la valenza antiaccademica, il linguaggio libero, non retorico, le potenzialità innovative, rivoluzionarie e armonizzarle in una continuità con la pittura italiana. Caratteristica della loro pittura è lo schema compositivo essenziale, le tonalità fatte di delicati rapporti cromatici, uniti a vivaci ritmi segnici. Una pittura che è stata definita “antimonumentale” o anche “antieroica”, che si rivela intimista per l’attenzione che dà al mondo della sfera affettiva, alla quotidianità, assumendo anche con questo connotazione politica. Una mostra importante dunque non solo dal punto di vista artistico e storico, ma anche da quello politico e culturale, in quanto la Storia periodicamente ci ripropone la necessità di ritrovare coscienze lucide, attive e responsabili per arginare le derive deteriori del cammino evolutivo umano, che spesso avanzano subdole ed inavvertite. L’etologo Konrad Lorenz identificava un possibile declino dell’uomo con la perdita delle sue peculiarità più spiccatamente e profondamente umane: la necessità di armonia con la natura, l’innato bisogno di valori come la socialità, la libertà, la bellezza, il gioco, l’arte. L’Arte appunto, intesa come libera espressione dell’animo umano, svincolata da schemi, utilitarismi, pregiudizi, ipocrisie, conformismi, può essere la coscienza critica, l’anticorpo di una società costretta spesso in forme pericolosamente inumane.

4 - 28 Giugno 2009

Villa Gualino - Torino

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